Nonna non capisce perché il nipotino si comporta così, poi una psicologa le rivela cosa sta davvero comunicando quel comportamento

Quando una nonna si trova ad affrontare difficoltà nel comunicare con i propri nipoti, la frustrazione può trasformarsi rapidamente in un senso di inadeguatezza che mina la bellezza del legame intergenerazionale. Questo scenario è più comune di quanto si pensi: numerosi nonni riferiscono di sentirsi poco coinvolti o in difficoltà nel comprendere il mondo dei nipoti, soprattutto quando aumenta la distanza generazionale con quelli in età prescolare e scolare. Il problema non risiede nella mancanza d’amore, ma piuttosto in un divario generazionale che coinvolge linguaggi emotivi, aspettative educative e modalità relazionali profondamente mutate.

Il linguaggio emotivo dei bambini contemporanei

I bambini di oggi crescono in un contesto radicalmente diverso da quello in cui sono stati educati i loro nonni. La psicologa dello sviluppo Alison Gopnik, nel suo volume “The Gardener and the Carpenter”, sottolinea come i piccoli contemporanei siano esposti fin da piccolissimi a una grande quantità di stimoli e a modelli comunicativi familiari, scolastici e mediatici che enfatizzano l’esplorazione e l’espressione delle emozioni, in contrasto con modelli educativi più centrati sul controllo e sulla conformità tipici di molte generazioni precedenti.

Quando un bambino manifesta un bisogno attraverso un capriccio o un comportamento apparentemente incomprensibile, sta spesso comunicando con il linguaggio che conosce meglio: quello corporeo ed emotivo. Prima di padroneggiare un linguaggio verbale complesso, i bambini esprimono stati interni prevalentemente attraverso comportamento e corpo. Una nonna che interpreta questi segnali solo come maleducazione o mancanza di rispetto rischia di creare un cortocircuito comunicativo. Il segreto sta nell’imparare a decodificare i comportamenti anziché giudicarli.

Tecniche pratiche per sintonizzarsi emotivamente

La comunicazione efficace con i nipoti richiede innanzitutto un cambio di prospettiva. Daniel Siegel, neuropsichiatra infantile, ha descritto ampiamente il concetto di sintonizzazione emotiva nei suoi lavori, mostrando come il sentirsi visti, compresi e accuditi sul piano emotivo favorisca lo sviluppo armonico del cervello del bambino.

L’ascolto attivo a livello corporeo

Prima di cercare di farsi ascoltare, una nonna dovrebbe posizionarsi fisicamente all’altezza del bambino. Questo gesto comunica parità, sicurezza e disponibilità. Abbassarsi, sedersi per terra o inginocchiarsi crea immediatamente un ponte relazionale che le parole da sole non possono costruire. Le ricerche sullo sviluppo della comunicazione in età prescolare mostrano che i bambini fanno grande affidamento su tono di voce, postura, contatto oculare e prossimità fisica per interpretare l’intenzionalità e l’affidabilità degli adulti.

La validazione prima della correzione

Un errore frequente nelle dinamiche intergenerazionali è il tentativo di correggere o risolvere immediatamente un problema comportamentale. Un nipote che piange perché vuole un giocattolo non cerca necessariamente solo quel giocattolo, ma desidera sentirsi compreso nella sua frustrazione. Una frase come “Vedo che sei davvero arrabbiato perché non puoi avere quello che vuoi” crea un’apertura comunicativa che “Smettila di piangere, sei troppo grande per queste cose” chiude bruscamente.

L’approccio della validazione emotiva, sviluppato dalla Dialectical Behavior Therapy e adattato a contesti educativi e familiari, prevede di riconoscere l’emozione prima di affrontare il comportamento. Questa sequenza rispetta il funzionamento del cervello infantile: le risposte emotive guidate dall’amigdala tendono a prevalere nelle situazioni di frustrazione, mentre la corteccia prefrontale, deputata a funzioni esecutive e regolazione, si attiva in modo più efficace solo quando l’emozione è stata contenuta e riconosciuta dall’adulto.

Quando le aspettative generazionali creano conflitto

Molte nonne cresciute in contesti dove l’obbedienza immediata era la norma faticano a comprendere gli stili educativi moderni basati sulla negoziazione e sull’autonomia progressiva. La psicologa Diana Baumrind ha identificato come lo stile educativo autorevole, caratterizzato da calore, responsività e regole chiare, sia associato agli esiti migliori nello sviluppo infantile rispetto allo stile autoritario o permissivo. Lo stile autorevole è collegato a migliori competenze sociali, rendimento scolastico e benessere psicologico.

Questo non significa che i nonni debbano rinunciare alla propria identità educativa, ma piuttosto integrare la fermezza con la flessibilità emotiva. Un limite può essere mantenuto senza invalidare i sentimenti del bambino: “Capisco che ti piacerebbe mangiare dolci prima di cena, ma da nonna ho la responsabilità di prendermi cura di te, quindi aspetteremo dopo il pasto”.

Il potere delle domande aperte

Un metodo efficace per comprendere i bisogni emotivi dei nipoti consiste nel sostituire le affermazioni con domande curiose. Invece di “Perché ti comporti così?”, che suona accusatoria, si può chiedere: “Cosa sta succedendo dentro di te in questo momento?” oppure “Come posso aiutarti a sentirti meglio?”.

Queste formulazioni sono coerenti con il metodo dell’Emotion Coaching sviluppato da John Gottman, che propone di riconoscere l’emozione, vederla come opportunità di intimità e insegnamento, ascoltare empaticamente, aiutare il bambino a dare nome all’emozione e, solo dopo, porre limiti e trovare soluzioni al comportamento. Il bambino percepisce l’adulto come alleato anziché come avversario, e questo facilita enormemente l’apertura comunicativa.

Creare rituali condivisi di connessione

La comunicazione efficace non avviene solo nei momenti critici, ma si costruisce quotidianamente attraverso rituali prevedibili che creano sicurezza affettiva. Una nonna può stabilire con i nipoti piccole routine: la lettura serale di una storia, la preparazione insieme di una ricetta speciale, una passeggiata settimanale in un luogo significativo.

Quale comportamento dei nipoti fatichi di più a decifrare?
I capricci apparentemente inspiegabili
Il rifiuto di obbedire subito
La chiusura emotiva improvvisa
Le richieste continue di attenzione
I pianti senza motivo apparente

Le ricerche sui rituali familiari indicano che routine e tradizioni condivise sono associate a maggiore coesione familiare, senso di sicurezza nei bambini e migliori esiti emotivi. La psicoterapeuta Violet Oaklander ha mostrato come i minori esprimano più facilmente i loro stati interni durante attività condivise, come il gioco o la preparazione di qualcosa insieme, piuttosto che in conversazioni dirette faccia a faccia, che possono risultare troppo pressanti o intimidatorie.

Quando chiedere supporto ai genitori

Riconoscere i propri limiti è un segno di saggezza, non di debolezza. Una nonna che fatica a comprendere comportamenti specifici può aprire un dialogo costruttivo con i genitori, chiedendo: “Ho notato che quando succede X, il bambino reagisce con Y. Come gestite solitamente questa situazione?”.

Questo approccio collaborativo, anziché competitivo, rafforza il sistema familiare allargato e offre al bambino la coerenza educativa di cui ha bisogno per svilupparsi serenamente. Gli studi sulle reti di supporto familiare mostrano che il coinvolgimento positivo dei nonni è associato a migliori esiti per bambini e genitori, soprattutto quando c’è accordo e comunicazione sulle strategie educative.

Il ponte comunicativo tra generazioni si costruisce con pazienza, curiosità autentica e la disponibilità a mettere in discussione certezze radicate. Ogni piccolo passo verso la comprensione reciproca rappresenta un investimento prezioso in una relazione che può arricchire profondamente la vita emotiva di entrambi, nonna e nipote.

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