Credi di bere solo 25 calorie ma ne assumi 70: l’inganno delle etichette che nessuno ti spiega

Quando acquistiamo una bevanda alla mandorla al supermercato, ci sentiamo spesso rassicurati dai valori nutrizionali riportati sulla confezione. Numeri bassi, poche calorie, grassi contenuti. Ma siamo davvero sicuri che quei dati corrispondano a quello che effettivamente consumiamo? Esiste un piccolo inganno legale che merita la nostra attenzione: la questione delle porzioni di riferimento.

Il trucco delle porzioni ridotte: quando 100ml diventano uno standard irreale

Aprite una confezione di bevanda alla mandorla e osservate attentamente l’etichetta nutrizionale. Molto probabilmente troverete i valori riferiti a 100ml di prodotto. Questo accade perché la normativa europea sull’etichettatura nutrizionale prevede che i valori siano obbligatoriamente indicati per 100g o 100ml, mentre l’indicazione per porzione resta facoltativa e a discrezione del produttore.

Un bicchiere da 100ml corrisponde pressappoco a mezzo bicchiere standard, una quantità che difficilmente rappresenta la porzione reale che utilizziamo nel quotidiano. Quando prepariamo un cappuccino, riempiamo una tazza a colazione o aggiungiamo questa bevanda ai cereali, utilizziamo facilmente 200-250ml, se non di più.

Questa discrepanza non è casuale. Indicare solo i valori per 100ml, senza una porzione d’uso tipica accanto, consente di presentare valori nutrizionali che il consumatore può percepire come più bassi di quelli effettivamente assunti, se non effettua il ricalcolo. Se una bevanda alla mandorla mostra 25 calorie per 100ml, il nostro cervello registra “prodotto leggero”, ma se la porzione reale è 250ml, le calorie salgono a circa 60-70 calorie effettive.

L’impatto reale sul conteggio calorico quotidiano

Chi segue un regime alimentare controllato sa quanto sia importante monitorare l’apporto calorico giornaliero. Un errore di valutazione su una singola bevanda può sembrare trascurabile, ma se ripetuto più volte al giorno per settimane, può contribuire a un apporto energetico superiore a quello pianificato. Gli studi su etichettatura e percezione mostrano che le persone tendono a sottostimare l’apporto calorico quando non prestano attenzione alle dimensioni della porzione dichiarata.

Consideriamo un esempio pratico: una bevanda alla mandorla può contenere tra circa 20 e 40 calorie per 100ml, a seconda della formulazione e dell’eventuale aggiunta di zuccheri. Se consumiamo 250ml a colazione e altri 200ml durante la giornata, l’apporto reale complessivo sarà compreso orientativamente tra 90 e 180 calorie, non le poche decine che potremmo pensare guardando distrattamente solo il dato per 100ml.

Non solo calorie: anche gli altri nutrienti vengono sottostimati

Il problema non riguarda esclusivamente l’apporto energetico. Anche altri valori nutrizionali subiscono la stessa distorsione percettiva se non si tiene conto della porzione effettiva. Gli zuccheri aggiunti rappresentano una questione critica: molte bevande alla mandorla contengono zuccheri o sciroppi aggiunti per migliorarne il gusto. Le linee guida dell’OMS raccomandano che gli zuccheri liberi non superino il 10% dell’apporto energetico giornaliero. Se l’etichetta indica 3g di zucchero per 100ml, una porzione reale da 250ml porta a circa 7,5g, valore che può diventare rilevante se sommato ad altre fonti quotidiane.

Anche i grassi meritano attenzione: la mandorla è fonte di grassi prevalentemente insaturi, considerati grassi buoni, ma il quantitativo totale della dieta resta da monitorare, soprattutto in regimi ipocalorici o in presenza di specifiche condizioni cliniche. Il sale è un altro elemento da non trascurare: molte bevande vegetali contengono piccole quantità di sale come correttore di sapidità, e anche contributi modesti, se sommati da diverse fonti, possono diventare significativi rispetto ai 5g giornalieri raccomandati dall’OMS.

Quando le bevande vegetali sono fortificate con calcio o vitamine del gruppo B e D, sottostimare la porzione reale significa anche sottostimare il contributo positivo di questi micronutrienti rispetto ai fabbisogni giornalieri.

Perché questa pratica è legale ma discutibile

Tecnicamente, indicare solo 100ml non viola alcuna legge. La dichiarazione per porzione è facoltativa, ma se usata, deve essere facilmente riconoscibile e collegata chiaramente alla quantità di alimento consumata. Tuttavia, lo stesso regolamento richiede che le informazioni non siano fuorvianti e siano chiare e comprensibili per il consumatore medio.

Quando la porzione di riferimento si discosta in modo sistematico dalle abitudini reali di consumo, la chiarezza informativa rischia di essere compromessa. Gli studi su etichettatura e distorsione delle porzioni mostrano che la presentazione dei dati per porzioni poco realistiche può portare a sottostime caloriche e a scelte meno consapevoli.

Come difendersi: strategie pratiche per una lettura consapevole

La conoscenza è la nostra migliore alleata. Ricalcolate sempre i valori: prendete l’abitudine di moltiplicare i dati nutrizionali per la quantità che realmente consumate. L’uso di misurini o bicchieri graduati è una strategia raccomandata anche in programmi di educazione nutrizionale per migliorare l’accuratezza nella stima delle porzioni.

Confrontate prodotti simili usando la stessa base. Se dovete scegliere tra diverse bevande vegetali, riportate tutti i valori a una stessa porzione d’uso, per esempio 200 o 250ml. Questo vi permetterà di fare confronti realistici e non basati su numeri apparentemente bassi ma riferiti a quantità che non consumate mai.

Verificate la lista degli ingredienti. La normativa stabilisce che gli ingredienti siano elencati in ordine decrescente di peso, dal più presente al meno presente. Se lo zucchero compare tra i primi tre elementi, quella bevanda contiene una quota rilevante di zuccheri aggiunti, a prescindere da come sono presentati i numeri in tabella.

Considerate il contesto d’uso. Una bevanda alla mandorla usata per macchiare un caffè richiede porzioni molto diverse rispetto alla stessa bevanda consumata in un grande bicchiere o in un frullato. I calcoli devono essere adattati all’utilizzo reale per evitare errori sistematici nell’apporto giornaliero.

L’importanza della trasparenza nella comunicazione alimentare

Questa situazione evidenzia un problema più ampio nel rapporto tra industria alimentare e consumatori. Le bevande vegetali, percepite spesso come alternative più salutari rispetto ad altre bevande zuccherate, attraggono proprio il segmento di consumatori più attento alla salute e al controllo del peso.

Le revisioni sistematiche mostrano che l’uso di etichette nutrizionali può migliorare la qualità della dieta, ma solo quando l’informazione è leggibile, correttamente interpretata e riferita a porzioni realistiche. La soluzione non passa necessariamente da nuove norme, quanto da una maggiore responsabilità dei produttori nel proporre porzioni di riferimento credibili e d’uso tipico, accanto ai 100ml previsti per legge.

Serve parallelamente un aumento della consapevolezza critica da parte dei consumatori, attraverso programmi di educazione alimentare che insegnino non solo a leggere, ma a interpretare correttamente le etichette. Il vostro carrello della spesa merita la stessa attenzione che dedicate ad altre scelte importanti. Ogni prodotto racconta una storia attraverso la sua etichetta: sapere che i valori per 100ml sono un obbligo di legge ma non sempre rappresentano la vostra porzione reale, e ricordarsi di ricalcolare i numeri sulle quantità effettivamente consumate, sono strumenti concreti per evitare che informazioni tecnicamente corrette risultino, di fatto, fuorvianti.

Quando bevi latte di mandorla quanti ml consumi realmente?
100 ml come sull'etichetta
200-250 ml un bicchiere normale
300 ml o più
Non lo so mai calcolato
Non bevo latte di mandorla

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